Dopo il 30 dicembre i dipendenti della Provincia si sono dati ancora una volta appuntamento in piazza dei Signori a Treviso per manifestare esprimere preoccupazione per il proprio futuro lavorativo e sensibilizzare Istituzioni e opinione pubblica
Provincia, OOSS e RSU chiedono un nuovo intervento al Prefetto
Le Parti Sociali: "La situazione sta precipitando verso il caos per i lavoratori e per i servizi alle comunità. Andiamo, infatti, verso una progressiva perdita del potenziale di competenze e professionalità. Gli impegni presi dalle Istituzioni per avviare un percorso di ridefinizione della dotazione organica e di riassorbimento degli eventuali esuberi all’interno del sistema della pubbliche amministrazioni non possono diventare carta straccia”
“Il Governo continua ad affermare che non ci saranno problemi ma poi, come è accaduto oggi, decide di fare saltare l’incontro dell’Osservatorio Nazionale che si doveva tenete in giornata attraverso un tweet, e attraverso provvedimenti assunti anche in questi giorni contraddice quanto scritto e quanto annunciato. La Regione poi anziché accelerare sui provvedimenti di riordino continua a rinviare. E l’Anci, che pure aveva condiviso alcuni percorsi e preoccupazioni, pare anch’essa tentennare. L’impressione è che ogni attore istituzionale scarichi su altri responsabilità che non vuole assumersi. Nel frattempo 250 lavoratori non sapranno quale sarà il loro futuro, alcuni precari hanno già perso il posto di lavoro e tanti temono di perderlo”. Questo quanto emerso oggi pomeriggio dall’incontro le Parti Sociali (CGIL, CISL e UIL Funzione Pubblica di Treviso), i rappresentanti dei dipendenti della Provincia RSU e il capo di Gabinetto Luigi Vitetti per conto del Prefetto tenuto in Prefettura a Treviso in concomitanza con il presidio dei lavoratori che ha avuto luogo in piazza dei Signori.
"La situazione delle Province sta precipitando verso il caos per i lavoratori e per i servizi alle comunità. Come Sindacati del pubblico impiego da mesi siamo impegnati in una vertenza durissima per salvaguardare le professionalità dei lavoratori e costruire nuove reti territoriali di servizi - afferma Fabio Zuglian Segretario Generale FP Cisl Belluno Treviso -. Le Province sono nel mezzo di una forbice. Da un lato il governo taglia altri 6 miliardi in tre anni, dopo averne tagliati 2,5 negli ultimi tre. Dall’altra la Regione, che doveva legiferare entro il 31 dicembre scorso, non si muove, mentre è urgente il trasferimento di competenze. In questo modo le amministrazioni provinciali hanno ancora in capo tutte le funzioni e tutto il personale ma senza le risorse per gestire scuole, viabilità, servizi all’impiego, territorio e supporto ai comuni".
“Gli impegni presi dalle Istituzioni per avviare un percorso di ridefinizione della dotazione organica e di riassorbimento degli eventuali esuberi all’interno del sistema della pubbliche amministrazioni non possono diventare carta straccia – ha detto il segretario generale della FP CGIL Ivan Bernini -. Un percorso questo che alla luce dell’incoerenza della normativa e dell’immobilismo dei ministeri competenti e della Regione Veneto appare allo stato delle cose impraticabile scaricando ai livelli periferici le responsabilità, o meglio l’irresponsabilità che proviene dall’alto. In discussione sono non solo le funzioni accessorie ma anche quelle fondamentali in capo all’ente provinciale, e dunque i servizi rivolti al territorio e ai trevigiani”.
“Andiamo verso una progressiva perdita del potenziale di competenze e professionalità sviluppate in tanti anni di lavoro e che potrebbe essere reimpiegato per sostenere altri enti del nostro territorio verso una pubblica amministrazione più efficiente e di prossimità – ha tuonato il segretario generale della UIL FPL Treviso, Umberto Pinton -. Chiediamo ancora una volta alla Prefettura di Treviso, dopo l’incontro del 30 dicembre, di farsi portavoce delle istanze dei lavoratori e del territorio nei confronti dello Stato centrale. Oggi i dipendenti della Provincia, come quelli del Centro per l’Impiego, stanno tamponando ma c’è già un arretramento della qualità del servizio. Con quasi 1.500 persone assistite solo nell’ultimo mese la situazione presto avrà presto un tracollo”.
“Questa – ha concluso Beatrice Cafarelli Coordinatrice della RSU – non è la riforma della PA che chiediamo da anni ma è solo un netto taglio della spesa del personale che non tiene conto dei fabbisogni delle comunità e della dignità dei lavoratori, buona parte cinquantenni, donne, con figli disoccupati, e precari da anche vent’anni”.