La Cooperativa strumentalizza emergenza covid per aggirare gli accordi di settore regionali
In seguito all’accordo separato dell’8 ottobre con CISL e UIL, la Cooperativa Promozione Lavoro ha inviato una nota a tutti i soci con la quale “certifica” un nuovo modello di relazioni sindacali per contrastare l’emergenza Covid-19.
Un modello evidentemente molto lontano dal nostro modo di intendere la contrattazione di secondo livello se consideriamo che l’accordo sottoscritto non affronta nessuna delle materie che il CCNL demanda alla contrattazione aziendale e che non porta alcun tipo di avanzamento per il personale né sulla parte economica né per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro né sulla sicurezza, ma si limita a derogare il contratto nazionale facendo slittare di 4 mesi l’aumento previsto a settembre.
La cooperativa indica tra le motivazioni della propria richiesta, ad esempio, il ritardo nei pagamenti degli Enti Pubblici, ma non ci risulta che per questo la stessa abbia mai denunciato gli stessi pubblicamente o nelle sedi opportune per ottenere quanto spettante, né, invero, gli Enti da noi contattati confermano tale versione dei fatti.
Tanto che Promozione Lavoro che pure ha appalti anche in altre Regioni, non ha avanzato la stessa proposta anche negli altri territori, applicando una evidente differenza di trattamento tra i propri stessi soci e lavoratori.
Non è, crediamo, un caso che già nei giorni successivi all’accordo anche altre richieste in tal senso siano state portate alla nostra attenzione.
Fin dal mese di aprile ci siamo opposti al tentativo delle parti datoriali di sottoscrivere un accordo regionale che rinviasse o facesse saltare l’aumento contrattuale previsto per il mese di settembre 2020 in via generalizzata, non sottraendoci ad una discussione su eventuali situazioni di particolare criticità economico finanziaria da analizzare nello specifico della singola cooperativa.
La realtà piuttosto sorprendente è, invece che la richiesta di derogare al contratto nazionale non arriva da piccoli soggetti con bilanci ridotti all’osso, ma da Cooperative con migliaia di lavoratori, con appalti in tutta Italia e con patrimoni importanti, che (fortunatamente) non sono di fronte ad una situazione di crisi strutturale e che, ne siamo certi, hanno la solidità necessaria per affrontare la fase senza penalizzare i propri lavoratori. Per questo ci viene il sospetto che l’operazione delle parti datoriali in realtà sia quella di ottenere con singoli accordi “pilota” quello che non si è riusciti al tavolo regionale, in modo da aprire la strada e rendere più semplice gli accordi a ribasso con altre cooperative interessate.
Rimane per noi fondamentale, invece, che anche il mondo della cooperazione sociale rispetti quanto stabilito dalla contrattazione nazionale e riconosca ai propri lavoratori l’aumento contrattuale previsto per la mensilità di settembre e chi in queste settimane ha fatto o sta facendo passi nella direzione opposta riveda le proprie intenzioni, anche ritirando accordi firmati, per i quali stiamo valutando con attenzione la reale legittimità ed applicabilità degli stessi.