Si discute di shopping e sci e nelle strutture si continua a morire.
Venezia – 7 dicembre 2020. Non è più nemmeno un grido di allarme quello che si leva dai centri per anziani ma è una situazione da “profondo rosso”. Il grido di allarme, lanciato a luglio e rimasto inascoltato, non è servito ad evitare le situazioni di queste settimane che, in queste ore, si sta trasformando in un “si salvi chi può”.
“La prima fase non è servita a nulla. E questa fase, ancora peggiore rispetto a quella dei primi mesi dell’anno, sta mostrando non solo che “non andrà tutto bene” ma che, oggettivamente, non si è fatto tutto quello che serviva per farla andare bene e sarebbe già stato un mezzo miracolo”, afferma Ivan Bernini segretario generale Fp Cgil Veneto.
Da ogni territorio della nostra regione si levano segnalazioni, denunce, richieste di aiuto.
“Di ora in ora arrivano al sindacato notizie e richieste di aiuto da lavoratori, accompagnate spesso da medesime richieste che arrivano anche da Direttori e Presidenti delle strutture per anziani disperati; che prima hanno provato a “tener botta” anche per “non creare allarmismo tra i familiari” ma che oggi non hanno più strumenti” sottolinea Bernini.
“La situazione oramai è del tutto fuori controllo: siamo in presenza di una vasta diffusione della pandemia tra ospiti e lavoratori, nonostante dalle direzioni ci venga confermato che i tamponi – quelli veloci, non quelli molecolari - venivano svolti regolarmente. In alcuni casi non vi sono nemmeno più le minime condizioni per assenza di personale nell’organizzare i turni di lavoro. Arrivano richieste urgenti di reclutare personale anche da cooperative senza riscontri”
“Mentre in questo Paese si discute del colore delle regioni, di shopping e di sci, stanno morendo a decine nelle strutture per anziani e negli ospedali del nostro Veneto “giallo plus” - prosegue Bernini - In questo nostro Paese, come avvenuto anche al termine della prima fase, tutto scorrerà come prima. E tutto verrà dimenticato. Noi, da parte nostra, abbiamo provato a fare quello che responsabilmente si fa in questi momenti: metterci a disposizione al confronto, chiedere i confronti per trovare soluzioni. Qualcuno ha pensato che, tutto sommato, si potesse fare a meno, forse pensando di avere tutto sotto controllo e che non valesse la pena “condividere i propri risultati” con altri”.
“I risultati della commissione d’inchiesta sulle RSA avviata dalla Regione forse diranno se e dove ci sono state responsabilità in quella prima fase, a questo punto sarà la magistratura a dire se e cosa si poteva fare anche in questa fase e non si è fatto. Ma tant’è: oggi purtroppo crescono i morti”.
“Alla regione non abbiamo null’altro da dire se non che “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. A Direttori e Presidenti delle case di riposo confermiamo che manterremo con loro i canali di confronto che finora ci sono stati. Ma a fronte di questa situazione e dei ritardi che l’hanno preceduta non ci resta che pensare, purtroppo, che oggi serviranno soluzioni inimmaginabili. Dentro a queste strutture ormai serve mandarci l’esercito a supportare, e purtroppo non è una battuta.” conclude.