Venezia, 4 febbraio 2021 -“Servono interventi straordinari che in altri momenti sono stati accantonati se vogliamo evitare di trovarci tra qualche mese di fronte ad un’emergenza non governabile “post covid” nelle strutture residenziali per anziani e disabili. - dichiara Ivan Bernini, Segretario generale FP CGIL Veneto - E sappiamo che alcuni interventi, se si vorranno fare, forse avranno effetti nel lungo periodo e serviranno, nel breve periodo, a marginare alcuni effetti di un’emergenza più ampia”.
Per Bernini “Serve ora un’analisi lucida della situazione che investe ampia parte delle strutture RSA affrontare con onestà alcuni dei problemi già noti che investivano enti, lavoratori e ospiti prima del covid e, preso atto della fotografia attuale, costruire le condizioni per porvi rimedio senza scorciatoie, che non ci sono. Qualcuno può pure continuare ad “abbaiare alla luna” chiedendo alla regione di bloccare i concorsi delle Ulss o di non assumere il personale che li ha già effettuati risultandone vincitore o idoneo, ma quella richiesta, peraltro non ricevibile, non risolve il problema dei profili professionali che mancano, tanto nelle RSA che nelle Ulss. A meno che qualcuno non immagini che le Ulss possano recuperare quella mole di attività che nell’emergenza covid sono state rallentate o congelate potendo fare a meno di personale sanitario e socio-assistenziale affidandosi, a isorisorse, agli straordinari effettuati del personale in essere”.
“Come Fp Cgil Veneto – prosegue Bernini - abbiamo avanzato richieste alla regione consapevoli che anche le nostre proposte miravano a dare soluzioni utili nell’emergenza ma non definitive rispetto a quanto si presenterà ad emergenza conclusa o rallentata. Sia per quanto riguarda le assunzioni del personale da parte delle Ulss da destinare o mantenere temporaneamente nelle Rsa, sia per quanto attiene gli incentivi economici. Questi ultimi, peraltro, mai considerati.
“Elemento, quello dell’incentivo economico – ribadisce Bernini - che riproponiamo: sia per quanto riguarda la destinazione di una parte dei contributi date alle Rsa coinvolte dal covid al personale come elemento di riconoscimento, sia per quanto attiene alla riproposizione al Governo – qualunque possa essere vista l’attualità – di destinare risorse a queste strutture attraverso un decreto legge, visto che la legge di bilancio non ha accolto la proposta già avanzata in sede di conferenza delle regioni. Che chiedeva, alla pari della manovra operata in sanità, di prevedere uno stanziamento di 250 milioni di euro da destinare a queste strutture.
“Noi pensiamo che l’emergenza ci ha chiaramente dimostrato la necessità di intervenire radicalmente in queste strutture – sottolinea Bernini - con una riforma che non badi solo “al contenitore” e ed alla forma, ma che sia nelle condizioni di prevederne diversi contenuti su “cosa debbano essere” quelle strutture, quale relazione debbano avere con l’insieme del sistema salute, come sia possibile inserirne strutturalmente ampia parte all’interno del S.S.R. stesso anche in una gestione diretta da parte delle Ulss.
“Pensiamo - conclude Bernini - che mettere in cantiere ora questa discussione possa aiutare ad essere un po’ più pronti tra qualche mese. E proprio per la complessità di una discussione di questo tipo che intreccia non solo questioni economiche ma anche comprensibili interessi e fragili equilibri nella relazione tra soggetti istituzionali, immaginiamo che questo cantiere vada avviato subito con la partecipazione di tutti i soggetti sui quali ogni decisione avrà un impatto. Attenuare “l’emergenza nell’emergenza” deve essere una priorità di tutti. E mai come oggi chi lavora in quelle strutture, accanto a chi ha incarichi di direzione, organizzazione e gestione, ha la necessità di avviare una discussione che porti a cambiamenti reali”