Serve una verifica della Regione su situazioni poco comprensibili
Venezia, 5 febbraio 2021 - Sono sempre più frequenti le segnalazioni che ci arrivano dai territori provinciali che raccontano una situazione abbastanza paradossale, per la quale alcune cooperative sociali hanno sospeso dal lavoro, o stanno procedendo nel farlo, lavoratori con qualifiche socio-assistenziali, in particolare operatori socio sanitari, utilizzando gli strumenti di sostegno al reddito previsti in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.
“Situazioni simili le avevamo rilevate anche nella prima fase della pandemia, in particolare per quei lavoratori del sistema assistenziale che operavano nei centri diurni chiusi, ma in questa fase appare soluzione poco comprensibile” afferma Stefano Bagnara segretario della Funzione Pubblica Cgil del Veneto.
Una situazione che va meglio esplorata dalla direzione sanitaria e sociale della Regione Veneto. Da un lato si continua ad affermare l’insufficienza di personale, in particolare a sostegno delle attività nelle RSA, dall’altra chi quel personale ce l’ha lo mette in sospensione chiedendo l’utilizzo del Fondo integrativo salariale (FIS).
La giustificazione starebbe nel fatto che in molte RSA i servizi sono stati appaltati alle cooperative sociali e che a fronte del blocco dei nuovi ingressi, e purtroppo delle tante morti verificatesi in quelle realtà, l’aumento dei posti letto vuoti si traduca in dichiarazioni d’esubero di personale. “Ma noi - prosegue Bagnara - facciamo fatica a comprendere questa motivazione. Pensiamo, diversamente, che anche dentro una logica di solidarietà tra enti e viste le difficoltà di coloro che hanno il problema inverso – quello cioè della carenza di personale – si potrebbero costruire le condizioni per continuare a far lavorare quelle persone utilizzandole nelle realtà nelle quali c’è bisogno. Consentendo loro di continuare a percepire una retribuzione piena e certa anziché un sostegno al reddito che comunque non garantisce il 100% della retribuzione. Attraverso accordi e convenzioni tra enti limitrofi”.
Sarebbe inverosimile, non cogliere un’opportunità di pieno utilizzo di tutta la forza lavoro nel momento in cui contestualmente tanti soggetti ne lamentano l’assenza.
Per Bagnara “il rischio forte, inoltre, è che l’ammortizzatore sociale possa essere utilizzato in modo poco chiaro per abbattere i costi in un momento in cui il settore attraversa una crisi di mancanza di entrate senza precedenti, sulla quale è necessario pensare fin da subito ad un intervento della giunta regionale che vada oltre le risorse messe in campo finora. Risorse importanti ma tutt’altro che sufficienti a sostenere un sistema che nel giro di qualche mese rischia di non poter reggere oltre con le proprie forze, scaricandone il costo economico e sociale sul personale, gli ospiti delle strutture e le loro famiglie.
“Auspichiamo – conclude - che la regione effettui le verifiche del caso ed intervenga celermente”.