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Multiutility a Nord-Est – SENZA PROTAGONISMO DEI LAVORATORI E DEGLI ENTI LOCALI LE IPOTESI DI AGGREGAZIONE SONO SOLO OPERAZIONI FINANZIARIE.

SUL FUTURO A NORD-EST DECIDONO I GRANDI GRUPPI ESTERNI

Venezia 21 giugno 2020 - Secondo quanto apprendiamo dalle ricostruzioni giornalistiche la concorrenza tra i due grandi gruppi emiliano-lombardi Hera e A2A rischia di consegnare il settore delle multiutility in “mani esterne” per l’inadeguatezza della politica veneta nel costruire un’alleanza nord-estina ed un piano industriale di settore – dichiara Ivan Bernini Segretario Generale Fp Cgil Veneto.

Come Cgil non possiamo che mandare un chiaro avvertimento ad Hera – Non si fanno operazioni sulla testa dei lavoratori o la reazione non potrà che essere durissima.

Tanti anni a proporre la valorizzazione attraverso anche aggregazioni e fusioni societarie interne alla regione che impedissero l’assalto di importanti soggetti esterni al territorio sono passate in subordine dentro a piccole operazioni di cabotaggio in seno alla stessa maggioranza di governo regionale.

L’operazione che sembrerebbe costruire il gruppo bolognese di Hera, senza alcun coinvolgimento degli azionisti pubblici, avrà un effetto impattante sui futuri assetti: scarica Padova e Trieste per favorire l’ingresso di Vicenza e Verona, evitando che questi ultimi si rivolgano al gruppo lombardo A2A, per prepararsi a fagocitare Venezia e Treviso isolandoli e rendendo impossibile, a quel punto, la capacità di reggere in competitività.
Un’operazione tutta finanziaria che sembra svuotare enti locali, territorio e soggetti pubblici dalla regolazione, dal controllo e dal presidio legalitario in un settore, quello del ciclo rifiuti, che è sostanziale non solo nell’ambito delle politiche ambientali ma anche dal punto di vista legalitario. Non è un caso che ampia parte delle indagini svolte dalla magistratura in questi anni rispetto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra regione siano rivolte a questo settore, uno dei più remunerativi nei settori industriali.

Serve, a questo punto e prima che i giochi siano fatti se non è già troppo tardi, che la regione veneto recuperi quanto non fatto finora costruendo un progetto di aggregazione per costruire subito un piano territoriale in grado di rilanciare l’idea di una governance dei soggetti nell’ambito territoriale evitando di essere fagocitati dai grandi gruppi esterni alla regione. Un piano di rilancio industriale di settore che coinvolga a pieno il sistema delle autonomie ed il sindacato; non sfugge a nessuno che in tutta questa discussione non sono indifferenti le dinamiche contrattuali e le garanzie occupazionali rispetto ai possibili piani industriali che determinano fusioni ed aggregazioni. Autonomie locali, territorio ed amministratori hanno il compito di non rimanere silenti rispetto a questa operazione. Per anni hanno guardato agli utili che rientravano dalla loro partecipazione agli assetti societari; oggi rischiano di uscire dalla governance del settore trovandosi in mano “briciole” e subendo decisioni su uno dei settori più delicati in materia di rifiuti e di ambiente da parte di soggetti finanziari che a buon diritto hanno obiettivi molto diversi da quelli che si propone e stanno nelle funzioni e compiti del decisore pubblico.

Altro che “Paroni a casa nostra”- Conclude Bernini - l’incapacità della regione nel costruire le condizioni di favorire una grande multiutility veneta e nord-estina sta determinando che il Veneto sia sempre più terreno di conquista.