Continua lo stato di agitazione. Chiesto intervento di Prefetto, Ulss e Regione.
Come FP CGIL e UIL FPL siamo molto preoccupati dalla situazione presente nelle Residenze del gruppo KOS di Favaro Veneto e Quarto d’Altino, da troppo tempo infatti è in atto un vero e proprio esodo di personale.
Le cause sono molteplici - dichiarano Chiara Cavatorti FP CGIL e Greta Fontana UIL FPL - ed evidenti sono le responsabilità dell’azienda che invece di affrontare le problematiche cerca di tamponarle proponendo accordi irricevibili.
Gli operatori sono esausti ed esasperati dagli elevati carichi di lavoro dovuti a una carenza di personale che è diventata strutturale e sentita maggiormente nel periodo estivo in cui ci sono anche le ferie da garantire, dagli ingressi di nuovi ospiti che vengono comunque effettuati nonostante il numero di personale non sia del tutto sufficiente, dalla mancanza dell’attuazione dei piani di emergenza, dalla conseguente mancanza di sicurezza sul lavoro specialmente nella movimentazione degli ospiti.
Ci chiediamo, viste le segnalazioni che riceviamo dai lavoratori e dalle lavoratrici di queste strutture, se vengano rispettati gli standard della legge Regionale nel rapporto tra operatori/ospiti e soprattutto in queste condizioni lavorative quale assistenza possa essere garantita agli utenti.
Non secondari sono anche i Contratti collettivi applicati nelle strutture, scaduti da più di 10 anni, ricordiamo anche come a maggio l’azienda abbia peggiorato le condizioni retributive cambiando il CCNL del personale di cucina e pulizie, in seguito alla cessione di ramo d’azienda effettuata da KOS Care ad altra azienda sempre del gruppo KOS, KOS Servizi.
Con l’inflazione in forte crescita questi lavoratori si trovano retribuzioni ferme a più di 10 anni fa, appare quindi evidente che con i concorsi in sanità e la grande mobilità che c’è nel settore i lavoratori e le lavoratrici cerchino condizioni di lavoro migliori sia a livello economico e sia organizzativo, aggravando l’esodo dalle strutture di Anni Azzurri.
Per questo continua lo stato di agitazione, in questa situazione l’azienda non può rimandare il problema degli organici barattando la sicurezza sul lavoro degli operatori con un buono spesa conseguibile solo se si garantisce la presenza a lavoro senza fare assenze di malattia.
Le malattie e anche gli infortuni sono dovuti a carichi di lavoro eccessivi perché gli operatori con grande senso di responsabilità hanno sempre garantito, pur nelle difficoltà, tutta l’assistenza e la cura necessaria agli ospiti.
Non possiamo però accettare che per senso di responsabilità dei lavoratori venga meno la sicurezza sul lavoro che deve essere sempre garantita ed è onere del datore di lavoro.
Per questo – concludono Chiara Cavatorti e Greta Fontana - abbiamo scritto oltre che al Prefetto, all’ULSS 3 e alla Regione Veneto, è necessario un intervento a tutela sia dei lavoratori sia degli ospiti.