Scelte ambigue delle Aziende Sanitarie aggravano la situazione. Cambiare rotta o sarà mobilitazione
Venezia, 7 febbraio 2023 - Quanto avviene nelle Aziende Sanitarie del Veneto ha dell’incredibile - afferma Ivan Bernini segretario generale della Funzione Pubblica CGIL del Veneto.
Se da un lato vanno in deroga a norme di legge vigenti, dall’altro si appellano alle norme, o alle loro interpretazioni di parti, muovendosi su un doppio binario che è indegno a dir poco. Stanno andando in deroga alle leggi vigenti in materia di intermediazione ed interposizione di manodopera utilizzando personale libero-professionista reclutato da società cooperative in ragione della necessità di garantire l’erogazione di prestazioni essenziali. L’alternativa a questo atto non legittimato dalle norme è l’interruzione di pubblico servizio. Ragione di stato si direbbe.
Ma poi pare non esistere ragione di stato quando di fronte alla carenza di personale, all’allungamento dei tempi di attesa per le prestazioni e a carenze di organico preoccupanti, non rinnovano i contratti a lavoratori che erano stati assunti durante il covid. “Le norme non ce lo permettono” dicono. L’intermediazione di personale sì, le assunzioni no. Non hanno nemmeno il buon senso di confermarli in attesa dei concorsi.
Sempre con la medesima logica, elemento che abbiamo già denunciato, nel pieno dell’emergenza medici non trovano di meglio che applicare una interpretazione dell’ARAN – geni anche questi ultimi – decidendo di bloccare gli acconti erogati nel corso dell’anno. Detto in altri termini si dice ai medici che devono lavorare di più ma si riduce la retribuzione mensile. Poi ci si meraviglia se escono dal pubblico per andare dal privato o fare i liberi professionisti.
Infine, non meno grave, si appaltano a cooperative servizi – amministrativi, socio-assistenziali – ma ci si gira dall’altra parte nel momento in cui queste ultime non pagano le retribuzioni ai dipendenti o applicano i contratti di lavoro a “geometrie variabili”. Dimenticando che il committente è responsabile in solido e che quei servizi appaltati rimangono di proprietà pubblica fino a prova contraria.
In tutto questo le aziende accusano gli uffici regionali affermando che loro applicano quanto viene loro indicato, la Regione afferma che nessuno ha mai dato alle aziende talune indicazioni.
Né le aziende né la Regione, su questo sono accomunate, paiono considerare l’urgenza di convocare un tavolo d’emergenza per definire questi temi, muovendosi dentro un’ordinarietà che nemmeno il covid ha sradicato. E l’aspetto altrettanto inquietante è che ampia parte delle aziende e regione non sono nemmeno in grado di quantificare con certezza l’entità delle carenze. Ma intanto lasciano a casa persone che stanno lavorando o le pagano meno.
Se non arrivano segnali in controtendenza è evidente che allargheremo il piano vertenziale su scala regionale. Poi non dicessero a noi che siamo irresponsabili - conclude Bernini.