Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto: “La carenza dei medici di base è un problema strutturale che i cittadini conoscono bene, vivendolo direttamente sulla loro pelle, in particolar modo in alcune zone del nostro territorio, come le aree interne o le zone montane. È un problema che si aggrava progressivamente e che nei prossimi due anni, con gli imminenti pensionamenti, rischia di raggiungere il livello di guardia aggiungendo criticità alle già presenti 482 zone carenti a fine 2023. Questo perché ai pensionamenti non corrisponde un adeguato piano strutturato finalizzato all’inserimento di nuovi medici, ma interventi di tamponamento attuati in un’ottica emergenziale quali l’incremento del numero di assistiti fino a 1800 per medico di base o la possibilità di rimanere in servizio oltre l’età pensionabile. Tutte soluzioni non sufficienti per far fronte ad una questione complessa e per garantire queste figure professionali fondamentali per il funzionamento della medicina di prossimità”.
Ivan Bernini, Segretario generale FP Cgil Veneto: “In Veneto come in Italia, 2 medici su tre hanno oltre 1.500 assistiti: numeri che nascondono implicazioni non da poco in una società che invecchia progressivamente. Anche ipotizzando che nel medio periodo si riuscisse a colmare la grave carenza di medici di base, siamo sempre più convinti che fintanto che si manterrà il rapporto di convenzione, e non di diretta dipendenza, tra Aziende Ulss e medico di base, ampia parte della programmazione sociosanitaria e dello sviluppo integrato ed omogeneo dell’assistenza territoriale rimarranno “sulla carta”. Perché, se è vero che il rapporto di convenzione impegna i medici di medicina generale entro gli accordi che si sottoscrivono ad eseguire una serie di prestazioni con altri soggetti del sistema – le aziende Ulss, i Distretti, le RSA, le strutture intermedie fino alle nuove case di comunità – è altrettanto vero questi che non ne sono del tutto vincolati. Come FP CGIL pensiamo sia tempo quindi di ragionare sulla dipendenza diretta di questa importante figura professionale, non obbligando gli attuali medici a lasciare il rapporto in convenzione, ma mettendoli nelle condizioni di scegliere se rimanere convenzionati o diventare dipendenti. E prevedendo, diversamente, che a mano a mano che gli attuali medici vanno in pensione, vengano sostituiti da medici in rapporto di dipendenza”.