Nulla che non fosse previsto già da 11 anni
«C’era ancora l’Assessore Coletto quando nel marzo 2013 venne adottata una delibera di Giunta (DGR 320 del 12 marzo 2013) sulle “Direttive Tecniche per la gestione delle liste di attesa” che prevedeva esattamente quegli interventi che oggi si “spacciano” per nuovi» afferma Ivan Bernini segretario generale della FP CGIL Veneto.
Prestazioni serali e nei giorni festivi con la partecipazione anche del privato convenzionato? Già previsto dal 2013 come tutti gli altri interventi propagandati per nuovi.
Prestazioni aggiuntive acquistate dal proprio personale interno per superare le liste di attesa? Già previsto – in realtà ancora dal 2001 con il famoso “Decreto Sirchia” – ma ancora propagandato per nuovo. Resta da sempre un tema su queste prestazioni aggiuntive: quanti soldi mette la Regione per pagare il personale per prestazioni aggiuntive non è dato sapere. E nel frattempo le aziende utilizzano i fondi contrattuali di tutti i lavoratori.
Il vero elemento di novità è che la Regione è stata costretta ad ammettere che esiste un decreto del 1998, che non ha mai voluto applicare, che prevede che le Ulss devono erogare la visita o l’esame in libera professione facendo pagare al cittadino solo il ticket. Anche qui c’è però una doppia strettoia: il finanziamento è a totale carico del bilancio delle Aziende (quindi torniamo a quanti soldi ci mette la Regione?) e con quale personale si pensa di poter effettuare queste prestazioni aggiuntive?
«Capisco - conclude Bernini - che ai fini del consenso la propaganda sia l’unico mezzo rimasto a chi ha la responsabilità del governo della salute specie se si ritiene che tutti i cittadini siano talmente distratti, e distraibili, da bersi tutto” ma forse servirebbe una sana e onesta ammissione di verità: con i tagli operati al sistema nel corso degli anni e gli ulteriori tagli alla spesa sanitaria che anche questo Governo sta operando non ci sono soluzioni strutturali al fenomeno delle liste di attesa. O hai il personale necessario a far funzionare il sistema sanitario e hai le risorse per organizzarlo e pagarlo o non se ne esce».