Venezia, 4 giugno 2024 - «Strano Paese il nostro, si invocano maggior decentramento ed autonomia, slogan buoni per tutte le stagioni, ma si tolgono entrambi in quel sistema delle autonomie locali che, per funzioni previste dalla Costituzione, sono quegli Enti più prossimi al cittadino e che per primi dovrebbero garantire diritti e risposte alle proprie comunità» dichiara Ivan Bernini, Segretario Generale Fp Cgil Veneto.
L’Associazione dei Comuni (Anci), anche attraverso le parole del Presidente oltre che da molti amministratori locali, ha manifestato il proprio disappunto sia per gli interventi operati in relazione alle risorse del PNRR, sia per quanto riguarda la previsione di ulteriori tagli alla spesa corrente dopo quelli operati in periodo pre-pandemia. Stimiamo 400 milioni di euro di risorse in meno per il 2024 e 2025, di cui 300 milioni a carico dei Comuni, e di ulteriori 250 milioni per il triennio 2026/2028 di cui 200 a carico dei Comuni.
«Val la pena di sottolineare - prosegue Bernini - che se si mettono risorse per investimenti senza consentire l’incremento della spesa corrente noi saremo di fronte a tante “cattedrali nel deserto” perché significa aumentare i servizi nella carta ma non poter permettersi di avere il personale che li fa funzionare. In alternativa può significare anche operare investimenti con risorse pubbliche per poi procedere ad un piano di privatizzazioni senza precedenti. Quest’ultima, al momento, sembra apparire l’opzione vera e cercata dal legislatore nazionale».
Se guardiamo al Veneto, con un focus esclusivamente sui Comuni, ci accorgiamo che non siamo solo di fronte al declino demografico che coinvolge 5 delle 7 province della regione, ma anche a quello dell’occupazione nei municipi: nell’arco di 10 anni, con calcolo dal 2012 al 2022 (ultimo anno del Conto Annuale e comunque post decreti emergenziali Covid), la popolazione è scesa di 32 mila unità, pari allo 0,66% passando da 4.881.756 abitanti a 4.849.553, ma il personale è diminuito dell’11%, pari a 2.883 addetti mai rimpiazzati.
«Nel condividere le preoccupazioni e le legittime rivendicazioni poste dall’Anci, - evidenzia il dirigente sindacale - vorremmo anche sottolineare che per le stesse ragioni servirebbe un maggior protagonismo di tutti gli attori del sistema delle autonomie nel rivendicare che serve assumere personale se si vogliono garantire servizi, e serve rinnovare il loro contratto scaduto da oltre due anni».
«Prendiamo atto invece che le norme che hanno determinato questa situazione sono ancora tutte lì senza che nessuno, oltre una stanca retorica, se ne occupi modificandole - attacca Bernini - Si parla tanto di voler rendere attrattivo il lavoro negli enti locali, anche attraverso il necessario incremento delle retribuzioni, ma nel documento sulle linee di indirizzo per il rinnovo dei contratti licenziato dal comitato di settore (di cui fanno parte anche Anci, Upi e Unioncamere) che consegna ad Aran l’apertura delle trattative, si prevedono aumenti pari al 5,78%: sostanzialmente inferiori di 1/3 rispetto all’inflazione reale (17%)».
«Se anche ANCI e Upi condividono, accanto alle preoccupazioni già poste, anche queste valutazioni riteniamo utile avviare un confronto sul tema. Se diversamente si ritiene che “sistemate” le questioni legate al PNRR il tema del personale e delle loro retribuzioni sia elemento “sacrificabile” alla ragion di stato immaginiamo che le responsabilità del legislatore nazionale si scaricheranno inevitabilmente sul territorio» conclude.
Confronto abitanti/addetti nei Comuni del Veneto periodo 2012/2022
Elaborazione Fp Cgil Veneto, dati Istat e Conto Annuale Ragioneria dello Stato al 31.12.2022