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Venezia 13 giugno 2024 – In merito al decreto sul superamento delle liste di attesa annunciato e uscito alla fine dal Consiglio dei ministri, la battuta che girava tra autorevoli esponenti veneti del mondo della sanità in questi giorni - non tra quelli che hanno responsabilità politiche ma di governo delle aziende pubbliche era “speriamo che passino le elezioni perché non se ne può più di propaganda e noi non abbiamo più reali strumenti da agire”. «Eccesso di ottimismo - afferma Ivan Bernini, Segretario Generale della Funzione Pubblica CGIL del Veneto - perché viviamo in tempi di campagna elettorale permanente nei quali la distanza tra reale e propaganda è notevole».

Nel merito dei contenuti degli interventi che emergono dal decreto ci sono alcune ricorrenti parole che ne chiariscono i termini: “senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

«Tradotto – spiega Ivan Bernini - significa che tutto quello che si agisce lo si fa con le risorse che si hanno, e se la Regione ritiene di dover fare di più lo deve fare con risorse proprie, ma comunque nei limiti dei tetti di spesa del personale, delle assunzioni e del salario accessorio del personale. Detto in altri termini “devi fare più servizi con il personale e le risorse che hai».

«Potremmo discutere ore e fare i sofisti sul perché ci sono le liste di attesa e quali siano anche le distorsioni del sistema che le generano, ma quello che i lavoratori più di altri sono bravi a spiegarti con due termini semplici è “manca personale”. Sostanzialmente l’atto possibile e concreto attraverso il quale si pensa di risolvere il problema delle liste di attesa è far lavorare le persone oltre il normale orario di lavoro: una rivoluzione, insomma» sottolinea ironicamente Bernini.

«Peraltro – precisa il dirigente sindacale - vero capolavoro, l’orario per prestazioni aggiuntive fatte per il superamento delle liste di attesa sarà tassato al 15% mentre tutti quelli che comunque faranno prestazioni aggiuntive per mantenere la capacità di funzionamento delle attività o per altre prestazioni – vedi quelle legate, ad esempio, alla garanzia di intervento nei mesi estivi con la popolazione veneta che raddoppia per turismo – saranno tassati a partire dal 23%. L’altro atto nei fatti e concreto, è spostare le prestazioni dal pubblico al privato».

I dati parziali sul personale ci dicono che per gli Infermieri, dal 2022 al 2023, non è stato garantito nemmeno il turnover ed abbiamo un saldo negativo tra cessati e assunti (stima circa 200), per i medici si è garantito solo turnover. Poi abbiamo gli Oss ed altre figure professionali di cui c’è bisogno come l’aria ma si lasciano scadere le graduatorie. E i dati negativi sono molto legati ad un fenomeno crescente: le dimissioni “inattese”. «Vogliamo foraggiare qualche società di consulenza per capirne il fenomeno e farci dire quello che già sappiamo o assumiamo il fatto che il personale della sanità – gli stessi che ipocritamente si definivano gli eroi – non può reggere più queste condizioni di lavoro?» domanda Bernini.

«L’ultima chicca del decreto riguarda quella pomposa affermazione “dal 2025 via i tetti di spesa. A parte il fatto che qualcuno avrebbe dovuto chiedere tra i rappresentanti delle Regioni “e perché non da subito, visto che siamo alla canna del gas ed abbiamo graduatorie dalle quali attingere e assumere”, ma andando in concreto ci accorgeremo che è fuffa – attacca il Segretario Generale - In primo luogo, perché dovranno uscire decreti, quando ancora ne stiamo aspettando di precedenti, in secondo luogo perché tutto è a carico delle singole Regioni».

«Una vergogna senza fine, sulla quale ci saremo aspettati maggior determinazione da parte dei rappresentanti delle Regioni nei confronti del Governo. Ma si sa, forti con i … »conclude Bernini.

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